domenica 20 dicembre 2020

LA TECNICA PITTORICA DI MICHELANGELO

Quale è la tecnica pittorica che Michelangelo utilizza nella Cappella sistina? Michelangelo fu prevalentemente uno scultore, ma nel corso della sua carriera artistica venne chiamato da Papa Giulio II a dipingere i meravigliosi affreschi della volta nella Sistina e del retro dell'altare dove è collocato il Giudizio Universale

Vediamo in questo post come dipinge Michelangelo e con quale metodo realizza i suoi capolavori.


LA TECNICA PITTORICA DI MICHELANGELO BLOG ARTISTAH24
I veggenti della Cappella Sistina


CHI ERA MICHELANGELO BUONARROTI


Michelangelo nacque ad Arezzo il 06 marzo 1475 (da padre fiorentino) e morì a Roma nel 1564. Fu Scultore, architetto ma anche grandissimo pittore, e gli affreschi della Cappella Sistina ne testimoniano l'immenso valore.

Il primo maestro, presso la cui bottega Michelangelo si formò, fu il Ghirlandaio. Michelangelo, al pari del grande talento che manifestò sin da bambino, fu anche uno spirito libero e ribelle, desideroso di individuare una propria capacità espressiva al di fuori delle linee guida imposte dalle consuetudini del suo tempo. 

La sua interiorità emerse sin dall'inizio nelle sue opere, e probabilmente gli studi della Bibbia e di Dante, gli instillarono quel senso del glorioso e dell'eroico che traspare in tutta la sua opera.

Gli artisti che influenzarono la sua maturazione artistica furono il Masaccio, Donatello e Jacopo della Quercia.

Nonostante Michelangelo si considerò prevalentemente uno scultore, egli dipinse numerosi capolavori con la tecnica della pittura a olio e dell'affresco, di cui fu maestro assoluto.


Vedi anche l'articolo: Come Michelangelo ha dipinto il Giudizio Universale


IL TEMPERAMENTO "SATURNINO" DI MICHELANGELO

Michelangelo è stato definito nella letteratura che lo riguarda con mille aggettivi, a volte gli uni il contrario di altri: avaro ma anche generoso, sovrumano ma puerile, modesto e vanitoso, violento, aggressivo, geloso, misantropo, stravagante, tormentato, bizzarro, e tanti altri la cui lista totale sarebbe molto lunga. 

Certamente la grazia nei modi e la bellezza fisica di Raffaello, non appartenevano a Michelangelo; egli aveva maniere rudi (che utilizzava anche nei confronti del Papa) era permaloso ed intransigente.

Poco si curava del suo aspetto fisico, al punto da preoccupare il padre, che il 19 dicembre del 1500 scrisse al figlio questa lettera:

"Buonarroto (fratello minore di Michelangelo) mi dicie come tu vivi costì con grande masserizia (parsimonia) overo miseria: la masserizia è buona, ma la miseria è cattiva però che è vizio che dispiace a Dio e alle genti del mondo, e inoltre ti farà male all'anima e al corpo: mentre se' giovane, sopporterai qualche tempo cotesto disagio, ma come manca la virtù della giovinezza, si scopre poi delle malattie ed infermità, che si sono ingenerate per cotesti disagi e per vivere male e con miseria. Come è detto, la masserizia è buona. Ma soprattutto non fare miseria: vivi modestamente e fà di non stentare."

 

Michelangelo, all'epoca di questa lettera aveva 25 anni, e conduceva a Roma una vita squallida e solitaria, e questo nonostante il suo incredibile successo come artista, e la grande stima che godeva da parte di Papa Giulio II.

La grande frenesia creativa di Michelangelo Buonarroti, la sua facoltà pressochè unica di esprimere le sue idee con eguale maestria nella pittura, nella scultura, in architettura e persino in poesia;  il suo fortissimo attaccamento a poche persone sue amiche e da lui molto amate, ma al contempo l'incapacità di mantenere anche solo formalmente una certa apparenza di cortesia con chi non gli andava a genio, oltre alla noncuranza della sua persona e del decoro nel vestire, fanno di lui una personalità "saturnina" ed imprevedibile.

Il concetto di temperamento "saturnino" nasce dalla tradizione astrologica, in base alla quale pianeti e costellazioni avevano qualità attribuite loro dagli Dei e che si pensava avessero una ripercussione sul destino degli uomini sulla terra. 

Inizialmente gli artisti erano considerati come affini al Dio Mercurio, e al relativo pianeta, in quanto era il dio del commercio, inventore delle scienze , della musica e delle arti.

Il cambio di "patrono" da Mercurio al solitario e meditabondo Saturno, avvenne nel Rinascimento, ed ebbe ottime ragioni, come abbiamo visto per Michelangelo. 

Gli uomini di genio appaiono, dotati di temperamento "saturnino" cioè con una qualità del loro carattere spesso incline alla "melanconia", all'irritabilità, alla variabilità di umore, all'amore per la solitudine e all'eccentricità.


LA TECNICA PITTORICA DI MICHELANGELO

Michelangelo pittore inizia la propria opera con i primi geniali segni apparsi nel 1506 con l'opera La Deposizione, La Madonna di Manchester, la Sacra famiglia dei Doni agli Uffizi, e si sviluppa sino a raggiungere i massimi livelli con i prodigiosi affreschi della volta della Cappella Sistina e del Giudizio Universale, dipinti per Papa Giulio II, che ammirava il grande genio di Michelangelo.


La tecnica di Michelangelo nella pittura a olio:

  • Dall'esame dei suoi dipinti da cavalletto, e soprattutto dalla Sacra Famiglia, emerge innanzitutto una assoluta precisazione della forma, con una grande rilevanza dell'aspetto del disegno e dello studio della linea, che diviene fondamento della sua opera pittorica.
  • E' su questa base che il colore viene successivamente applicato con pennellate lisce e per velatura, con le caratteristiche tipiche di grandi maestri quali Van Eych, Leonardo, Antonello da Messina, Durer, Piero della Francesca, Giorgione, Rubens e altri.
Quindi la tecnica di Michelangelo seguiva i seguenti passaggi:
  1. Preparazione e abbozzo del soggetto con quei medesimi metodi in uso a quell'epoca (e che si possono osservare nei quadri dipinti dal 1300 fino al 1600, con particolare riscontro nell'opera di Leonardo da Vinci, Giovanni Bellini ecc.). Tale metodo consisteva nell'eseguire un accuratissimo disegno sul gesso vergine della tavola (o della tela).
  2. Nell'abbozzare a chiaroscuro con del bruno liquido oppure con bianco e nero.
  3. Su tale disegno abbozzato a chiaroscuro e bene asciutto, Michelangelo passava su tutta la superficie della tavola o della tela, una verniciatura o tinta molto liquida di tono brunastro.
  4. Su questa base ben asciugata Michelangelo iniziava a stendere i colori carnicini delle figure e le tinte specifiche delle stoffe, terminando il dipinto con l'applicazione delle velature ad olio, che conferivano profondità e intensità ai toni.


Vedi anche l'articolo: Leonardo da Vinci - Il Trattato della pittura


LA TECNICA IN AFFRESCO DELLA CAPPELLA SISTINA E DEL GIUDIZIO UNIVERSALE

La tecnica che Michelangelo adotta nella Cappella Sistina, spiega G. Piva nel suo libro sulla pittura, per quanto riguarda il ciclo di affreschi della "volta" dovrebbe consistere nei seguenti passaggi:

  • La preparazione dell'abbozzo in un chiaroscuro fatto di grigi e bianchi perfetti e sfumati.
  • Stabilito questo chiaroscuro fu applicata la tinta color carne sulle parti nude delle varie figure.
  • In tempi successivi (quindi con colore precedente e intonaco già essiccato) con del bruno vennero ritoccate e rinforzate le ombre e i contorni
  • Infine vennero messe le velature
  • Sulle stoffe e le vesti, sembra che Michelangelo abbia messo dapprima i toni di ciascuna stoffa ed in un secondo momento abbia rafforzato le  zone d'ombra con colori più densi.
Nell'affresco del Giudizio Universale, che come è noto fu realizzato da Michelangelo ben 23 anni dopo la volta centrale della Cappella Sistina, si nota una certa differenza di tecnica. In particolare i passaggi sono i seguenti:

  • L'abbozzo delle figure è con una preparazione grigio-bruna e non perfetta e sfumata come invece era nella volta centrale
  • L'abbozzo è inoltre eseguito a "mezza macchia" in bruno per le ombre e in grigio per le parti in luce, con le masse ben definite
  • Sopra tale preparazione, il colore delle carni fu dato, per le parti in luce con un colore "a corpo" insistendo molto nella modellazione per dar loro un senso plastico anche attraverso successive sovrapposizione di colore, e nel velare da ultimo con bruno diluito, oppure fondendo le tinte con sola acqua.
In conclusione, se nella volta centrale della Cappella Sistina, spiega Gino Piva, la forza della fantasia creatrice di Michelangelo è presente in più vaste proporzioni, non si può dire lo stesso del colore, che invece appare più calmo e pacato.

Nel Giudizio Universale. il colore invece è senz'altro più plastico, è dato più a "pasta" ed è più vivo nel tono. 

Si osserva inoltre, nel Giudizio Universale, le ombre e le luci sono state di sovente realizzate con una serie di tratteggi incrociati, così come fecero maestri del calibro di Tiziano, Veronese, Procaccini ed altri.


Ulteriori curiosità tecniche:
  • E' noto che per le sue composizioni, Michelangelo si serviva a volte, di piccole figure modellate in creta, cera o altro materiale, così come faceva anche il Veronese, Tintoretto, Daumier, Poussin, sino a giungere a Degas.
  • Sulle tavole, Michelangelo Buonarroti, incideva con una punta acuminata i contorni del soggetto, così come si osserva anche in altri maestri quali il Pollaiolo, Cimabue, Bellini, Ghirlandaio e Pier della Francesca.


Approfondisci con l'articolo: Michelangelo - Come ha dipinto il Giudizio Universale  


Continua a navigare leggendo l'articolo: La tecnica pittorica di Leonardo da Vinci


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Bibliografia:

La Tecnica della pittura ad olio e del disegno artistico. Gino Piva - Hoepli

Art Dossier - GIUNTI - Michelangelo, Il Giudizio Universale

Nati sotto Saturno La figura dell'artista dall'Antichità alla Rivoluzione francese - Rudolf e Margot Wittkower - Einaudi


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