mercoledì 8 gennaio 2020

LA TECNICA DELL'ABBOZZO NELLA PITTURA A OLIO

In che cosa consiste la tecnica dell'abbozzo in pittura? Come eseguivano  questa tecnica i grandi maestri del passato? Vediamo passo a passo come si fa ad abbozzare un dipinto ad olio.


La tecnica dell'abbozzo nella pittura a olio blog Artistah24 tubetti di colore ad olio enlla tonalità del bruno e marrone
Colori ad olio così come escono dal tubetto - Abbozzo


COS'E' L'ABBOZZO


Secondo i grandi maestri del passato, l'abbozzo costituisce il cuore della pittura ad olio dato che è la base fondamentale, sulla quale si costruirà il dipinto definitivo. Se questo passaggio è eseguito con maestria potrebbe divenirne addirittura la modalità definitiva.

L'abbozzo, se bene condotto forma un sotto-strato importante del dipinto, sul quale poi, con pochi sapienti tocchi si può portare il dipinto a conclusione. Se il pittore però desidera sviluppare  il quadro sino a giungere ad un grado di maggior finitezza, procederà sull'abbozzo sovrapponendo altro colore, materia e velature.

Il VIBERT (vedi nota bibliografica in calce) afferma:


"Un abbozzo saggio e regolare è la salute garantita della pittura, e il suo vestimento di sotto".

Nell'effettuare l'abbozzo, avverte il PIVA (vedi nota bibliografica in calce), occorre considerare attentamente la superficie sulla quale si va ad abbozzare, perché l'abbozzo è in relazione diretta con la qualità più o meno assorbente della superficie. 

Come sappiamo, una superficie molto assorbente tende a fissare velocemente il colore rendendolo atto alla sovrapposizione di nuove pennellate, però nello stesso tempo lo rende meno adatto alla modellazione su fresco tipica della pittura a olio.

Una superficie poco assorbente è pertanto più adatta per la tecnica dell'abbozzo. E' bene però sapere come trattare una tela che invece è molto assorbente, qualora ci si trovi ad avere solo quella a disposizione: spesso si comprano tele impacchettate nella plastica, di cui non si conoscono esattamente le caratteristiche.


LA SUPERFICIE DELL'ABBOZZO



Gino Piva nel suo testo sulla tecnica della pittura ad olio, ci porta un esempio su come abbozzare il soggetto (nel suo caso) su un supporto di legno compensato, preparandolo con attenzione ed in relazione al grado di assorbimento. Lo stesso principio è però applicabile anche alla pittura su tela, tenendo sempre presente la maggiore o minore assorbenza della tela. 


"Sul disegno, che immaginiamo eseguito sopra una tavola di legno compensato con imprimitura bianco-grigiastra semiassorbente, preparato a chiaroscuro e fissato (...) si passa anzitutto una mano leggerissima di vernice da dipingere o dell'olio di lino purificato (...) Questa leggera verniciatura oleosa serve non soltanto per rendere il lavoro meno faticoso, favorire un assorbimento meno rapido del colore col vantaggio così di meglio disporlo ed essere modellato alla prima ..." 
In commercio troviamo tele di ogni qualità, da assorbente a meno assorbente, a seconda dell'imprimitura applicata dal produttore e in relazione alla tipologia della tela. 

Teniamo quindi presente che :


  • Se la tela è poco assorbente applichiamo solo un colore grigiastro chiaro generale piuttosto liquido e lasciamolo asciugare bene per qualche giorno;
  • Se la tela è molto assorbente procediamo stendendo il colore grigiastro chiaro liquido e poi successivamente, una volta asciutto, la leggera verniciatura oleosa come spiegato nella nota di Gino Piva,
  • La base grigiastra chiara potrebbe anche essere eseguita con del colore acrilico sempre piuttosto liquido.
  • La base grigiastra chiara è utile per conferire all'abbozzo una tonalità generale omogenea e legante.
  • Nulla vieta di procedere all'abbozzo direttamente sul bianco della tela, evitando la tonalità grigia generale.
  • Sulla base grigia o sulla tela bianca, riportare il disegno, determinando le ombre con del colore bruno liquido, che dovrà asciugare bene prima di procedere all'abbozzo vero e proprio.




IL COLORE DELL'ABBOZZO


Su questa superficie, così preparata possiamo cominciare ad applicare il colore dell'abbozzo, una volta riportato il disegno a chiaroscuro, per esempio con del carboncino e rafforzato con del colore bruno liquido. La pasta del colore deve avere una consistenza piuttosto oleosa, così come esce dal tubetto, senza aggiungere né diluente né ulteriore olio di lino.

Il colore così determinato va steso a corpo, a forza di impasti senza tenere conto dei dettagli del soggetto, ma lavorando con forza per masse, attraverso pennellate vigorose. Le pennellate dovranno essere poste seguendo il senso della modellazione prestando però attenzione a formare uno strato omogeneo, senza lasciare spazi tra una pennellata e l'altra (a meno che questo non sia uno stile voluto e ricercato dal pittore).

Anche il VIBERT enuncia quanto segue nel suo trattato:


"Si deve abbozzare con i colori ad olio come sono preparati senza aggiungere oli sforzandosi di mettere dappertutto lo stesso spessore (una mezza pasta) in modo da ottenere una superficie uniforme di spessore senza vuoti e senza tocchi troppo rilevati (...) Ogni parte del quadro deve essere abbozzata con tinte piatte di un tono il più chiaro e il più intenso possibile del colore principale dell'oggetto che rappresentiamo (...) si dovrà fare grande attenzione a non lasciare nessun colpo di pennello troppo visibile per non intralciare l'esecuzione successiva"
Nell'eseguire l'abbozzo dobbiamo prestare attenzione a non perdere di vista i rapporti e i colori tonali, il chiaroscuro di ogni singola parte e il grado di intensità di ogni singola luce.

Riveste inoltre grande importanza, prosegue il PIVA nel suo saggio, lo stabilire sin dall'inizio il tono giusto del colore che vogliamo abbia il nostro lavoro, lasciando la tonalità generale al di sotto dei massimi chiari che intendiamo dare al dipinto finito, e che in ultimo saranno determinanti per definire le luci dell'intero quadro.

Anche il VIBERT insiste molto su questo punto consigliando di:


"mettere un tono giusto d'abbozzo che nello sviluppo successivo del lavoro potrà essere considerato anche come definitivo"

L'abbozzo  inizia stabilendo per primi i colori chiari e procedendo gradatamente verso gli scuri delle ombre, interponendo tra le parti in luce e quelle in ombra le mezze tinte.

Un suggerimento che il PIVA ci fornisce per dipingere correttamente le mezze tinte rispetto alle luce e alle ombre è quello di unirle a del colore verdastro, oppure un violaceo, un rossastro oppure unirle a del grigio. Poi, si procede sulle ombre (già date in precedenza nella fase di disegno a chiaroscuro con del bruno liquido) coprendole con del colore dato più a corpo e di tonalità più calda e meno scura di quella che si può osservare in natura.

Infine, teniamo presente che le ombre, seppur ritoccate, devono comunque risultare più leggere di pasta, rispetto alle luci, le quali per contro verranno ad acquisire, per effetto delle ombre dipinte come appena descritto, maggior forza e plasticità.



COME STENDERE LE PENNELLATE NELL'ABBOZZO


Le pennellate di colore vanno date, prosegue il PIVA nel suo testo, in un modo definito a "mosaico" utilizzando pennelli piatti. 

Mettere il colore a mosaico significa disporre le tinte attraverso pennellate applicate le une accanto alle altre (come le tessere di un mosaico appunto) in modo tale che rimangano distinte e pure, una dopo l'altra, solo accostate e non già fuse tra loro.

In alternativa a quanto sopra descritto si può procedere applicando il colore mediante "martellamento". In questo caso occorre un pennello tondo e la pennellata consiste nel picchiettare il colore sulla tela ottenendo un effetto spugnoso

Evidentemente scegliere l'una o l'altra tecnica di pennellata nell'effettuare l'abbozzo sarà dettata dalla scelta stilistica che il pittore compie e dall'effetto che vuole ottenere. 

La fusione del colore, posizionato a mosaico avverrà in un secondo momento, come ultima fase dell'abbozzo, utilizzando un pennello di pelo morbido si procede a fondere le singole parti tra di loro, utilizzando il colore appropriato (già utilizzato nella stesura delle stesse) variandolo in base alle singole tinte che andiamo a fondere. 

Alcuni pittori, prima di procedere a questa fase, attendono che il colore steso in abbozzo (come precedentemente spiegato) abbia perso un po' di quella fluidità del fresco. 

La tecnica di abbozzo e fusione successiva delle tinte fu spiegata da CENNINO CENNINI nel suo Trattato della pittura, ed era largamente in uso tra i grandi maestri del passato, quali Rubens, e il Guercino.


CONCLUDERE L'ABBOZZO


Giunti a questo punto dell'abbozzo (cioè stesura a mosaico oppure con martellamento, e poi successivamente, fusione delle tinte) il nostro lavoro potrebbe essere già ad un punto molto buono ed avanzato, però è possibile proseguire ulteriormente; e questa è ovviamente una scelta che ciascun pittore dovrà compiere in autonomia, una volta osservata e giudicata la propria opera,  il più obbiettivamente possibile.

Se decidiamo di proseguire il nostro lavoro su quanto sin qui abbozzato occorre attendere che la pittura dell'abbozzo sia ben asciugato; più il colore è asciutto e migliori e brillanti risulteranno le tinte che andremo a sovrapporre all'abbozzo.

Una volta che l'abbozzo sarà ben essiccato, con un taglierino (cutter) oppure con della carta vetrata, andremo a rimuovere delicatamente tutte le asperità che siano risultate dalle pennellate di colore effettuate come più sopra descritto.

A conclusione della preparazione dell'abbozzo su cui andremo a proseguire (eventualmente) il nostro dipinto, il VIBERT suggerisce, infine,  di stendere su tutta la superficie sin qui abbozzata e ben secca, della "vernice da ritocco" che presenta le caratteristiche di seccare velocemente, inoltre essendo una resina, riempie i possibili vuoti creati dalla rimozione delle asperità, forma una pellicola elastica su cui si può dipingere efficacemente, toglie le opacità e, non meno importante, evita i cosiddetti "prosciughi".

I prosciughi: costituiscono uno dei maggiori inconvenienti della pittura ad olio. Il colore sovrapposto all'abbozzo corre il rischio di perdere in brillantezza ed intensità dei toni. Ciò può accadere quando andiamo a dipingere sopra un abbozzo non ancora perfettamente asciutto che va ad assorbire il medium del colore che vi abbiamo applicato sopra.

Per porre un rimedio agli eventuali prosciughi si può, come suggerisce il VIBERT nel suo trattato, lavorare (con un pennello morbido imbevuto di olio di lino oppure vernice da ritocco) le parti che presentano questo problema.

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I GRANDI MAESTRI DEL PASSATO


Gli studiosi  hanno evidenziato che Tiziano ritornava più volte sull'abbozzo, al fine di ottenere una pittura perfetta; questo fatto testimonia quanto il maestro tenesse in considerazione la fase dell'abbozzo pittorico.

Pure Rubens e il Guercino, sembra utilizzassero stendere l'abbozzo "a mosaico" , di cui abbiamo parlato, utilizzando i colori nel modo più puro possibile, per poi, successivamente, andare a fonderli senza lavorarli troppo.

Un ultimo esempio è costituito dal modo di dipingere del Mantegna, che nella preparazione delle sue opere, procedeva dipingendo un abbozzo a chiaroscuro utilizzando due soli colori: il bianco e il nero; sia che egli dipingesse su tavola o su tela. Su questa base monocromatica procedeva poi,  successivamente ad applicare il colore del dipinto.


Concludo questo post sull'abbozzo, con un eloquente esempio offerto dalla tela incompiuta di Leonardo, nella quale appare chiaramente la stesura di un primo abbozzo monocromo giallo-bruno, sul quale il pittore ha successivamente applicato le parti di colore.


La tecnica dell'abbozzo nella pittura ad olio - Adorazione dei Magi di Leonardo lasciato incompiuto. artistah24 blog
Leonardo - Adorazione dei Magi lasciato incompiuto




Fonte bibliografica:

Gino Piva "La tecnica della pittura ad olio e del disegno artistico"  - Ed. Hoepli - Milano

Vibert - "La science de la peinture" - Le Monnier - Firenze - 1859

Cennino Cennini - Trattato della pittura - Le Monnier - Firenze - 1859




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