mercoledì 27 maggio 2020

RAPPORTO TRA ARTISTA E OPERA D'ARTE

Che cos'è l'opera d'arte? Come possiamo definirla o riconoscerla? E quali possono essere gli elementi che attribuiscono, ad un lavoro artistico, lo status di "opera d'arte" ? Ne parla Wassily Kandinsky in un passo del suo scritto "Lo spirituale nell'arte"; vediamo in questo post di ripercorrere ciò che egli ha acutamente individuato e descritto agli inizi del secolo scorso.



 
IL RAPPORTO TRA L'ARTISTA E L'OPERA D'ARTE - Blog artistah24 - dipinto di Wassily Kandinsky
Wassily Kandinsky - Murnau..


A Murnau, in Baviera, Wassily Kandinsky nel 1909 termina di scrivere il libro Lo spirituale nell'arte.

In questo testo, l'autore espone la sua visione dell'arte, ed in particolare della pittura, di cui traccia un parallelo con la musica.

Nel post di oggi ci focalizziamo su un passo del libro,  dove il pittore ci parla dell'opera d'arte e di cosa essa sia, o debba essere,  e la sua relazione con l'artista.

COME NASCE L'OPERA D'ARTE


"La vera opera d'arte nasce 'dall'artista' in modo misterioso, enigmatico, mistico. Staccandosi da lui assume una sua personalità, e diviene un soggetto indipendente con un suo respiro spirituale e una sua vita concreta."

Il capitolo dedicato all'opera d'arte inizia con questa eloquente frase, da cui subito possiamo capire come Kandinsky concepisca l'opera prodotta dall'artista, e soprattutto il ruolo e la responsabilità di cui quest'ultimo è investito in qualità di creatore.

L'opera d'arte è "qualcosa" dotata di una personalità distinta ed indipendente da chi l'ha creata. Essa nasce dall'artista in un modo misterioso, con caratteristiche spirituali, sovrannaturali, che vanno oltre le semplici capacità umane. 

L'opera d'arte, nata in queste condizioni, assume una sua vita concreta; si stacca dall'artista che l'ha creata per entrare a far parte del mondo fisico in un modo completamente autonomo. Diviene cioè un soggetto dotato di uno spirito.

Ma l'opera d'arte così prodotta che qualità artistiche deve possedere per essere considerata tale?

Prosegue Kandinsky:
"Solo da questo punto di vista interiore si può rispondere alla domanda se l'opera d'arte sia buona o cattiva"
"Se è 'brutta' o troppo debole significa che ha una forma brutta o troppo debole per far vibrare l'animo di un suono puro"

La storica dell'arte Elena Pontiggia, a proposito di questa affermazione di Kandinsky, spiega in una nota in calce al libro "Lo spirituale dell'arte", che le opere se hanno una forma in qualche modo "giusta" possono suscitare delle emozioni, e pertanto sono da considerare "buone" anche nel caso provochino un'emozione puramente fisica, considerata di basso livello. Al contrario, se non suscitano alcuna emozione, allora non sono arte.

Il nocciolo della questione è dunque nel fatto che l'opera d'arte abbia la capacità di far vibrare "certe corde". Essa deve nascere dall'anima interiore dell'artista e, attraverso forma e colore, raggiungere l'anima dello spettatore che la osserva, entrando in contatto con essa.

Solo nel momento in cui questo contatto avviene, producendo un'emozione, allora si può parlare di opera d'arte.

Un dipinto che lasci indifferente chi lo osserva, non ha colto nel segno, non è giunto a destinazione; pertanto non è arte.

"(...) un quadro ben dipinto non è quello che ha dei valori esatti, (...) o una distinzione quasi scientifica tra toni caldi e freddi, ma quello che ha una vera vita interiore. E un buon disegno è quello in cui non si può cambiare nulla senza distruggere questa vita interiore, indipendentemente dal fatto che contraddica le regole dell'anatomia, della botanica o di un'altra scienza."

Ci sono dipinti che nascono "felici" cioè riusciti nella loro interezza, dove non c'è nulla da cambiare o da rivedere. Tutto è al posto giusto nel momento giusto. 

Superficie, forma e colore risultano organizzati nel modo più efficace, e per questo motivo esprimono pienamente il loro significato, raggiungendo lo spettatore a cui il quadro è diretto.

Per ottenere questo risultato (che a volte, come detto più sopra) avviene in modo inaspettato, al limite del misterioso; non è necessaria l'esattezza anatomica o il seguire pedissequamente una regola scientifica.

In molte occasioni abbiamo potuto constatare come, in taluni dipinti dove queste regole vengono volutamente infrante, non viene meno l'efficacia del messaggio, ma al contrario, esso ne risulta rafforzato.

Per contro, ci sono opere dove è pienamente rispettata l'anatomia o la prospettiva o altra regola, ma che di fatto non trasmettono nulla comunque, pur essendo formalmente esatte, e tecnicamente valide.

"Il problema non è sapere se la forma esteriore (che è sempre casuale) è rispettata, ma se l'artista ha bisogno di questa forma nella sua apparenza esteriore. Allo stesso modo non bisogna usare un colore perché esiste in natura, ma perché è necessario nel quadro."

Il segreto è nel bisogno.


Il bisogno cioè, dell'artista di usare quel certo colore perché è solo con quel colore o con quell'accostamento di colori , che egli può esprimere ciò che sente e vuole trasmettere. 

La necessità di "piegare" la forma, pur sapendo che, dopo questa operazione, essa non sarà più canonicamente "esatta", ma che lo diverrà solo per l'artista, ed in funzione del messaggio che egli vuole dare.

"Insomma, l'artista non è solo autorizzato ma è obbligato a usare le forme che gli servono."  (Wassily Kandinsky)


LA LIBERTA' NELL'OPERA D'ARTE


Per fare questo, cioè per assecondare la propria necessità di comunicare esattamente ciò che egli sente e vuole esprimere nella propria opera, l'artista è libero.  

"Non sono necessarie l'anatomia e affini, né il rifiuto a priori di queste scienze, ma la totale, incondizionata libertà dell'artista nella scelta dei suoi mezzi."

Kandinsky non ritiene di dover per forza rinunciare all'anatomia o alle altre regole artistiche, ma anche di non doverle per forza seguire. Egli sostiene la libertà assoluta dell'artista nella scelta dei propri mezzi, al fine di raggiungere gli obbiettivi prefissati. 

Questo è il passaggio importante che il pittore-scrittore ci insegna.

"E' il diritto a una libertà incondizionata: una libertà che diventa subito un crimine se non nasce dalla necessità."

Ecco, questo è l'altro punto estremamente importante di cui tenere conto.

L'utilizzo del colore in modo arbitrario ( contrario alle regole di natura) così come la sottomissione della forma al volere dell'artista, oppure al contrario, l'utilizzo esatto di tutti i dettami artistici canonici,  devono nascere da una necessità

E' questa la sola e unica regola da seguire.

Tutte le scelte che l'artista, nel realizzare la propria opera d'arte, mette in gioco devono nascere solo dalla necessità di adottare quella soluzione piuttosto che un'altra.

Se il criterio con cui si sceglie una certa strada, è invece dettato da altre dinamiche (che so: ragioni di mercato o regole che si presume di dover seguire) ecco che l'artista commette un crimine. Tradisce la propria libertà creativa ed espressiva

Viene meno ad un patto con il proprio spirito e con la propria anima, seguendo regole auto-imposte di cui potrebbe (anzi dovrebbe!) fare a meno, ottenendo risultati migliori e più efficaci.

Detto questo però, occorre prestare attenzione a ciò che si mette in atto. 

Kandinsky ci avverte che:
"(...) rispettare inutilmente i dati di fatto scientifici è meno dannoso che capovolgerli inutilmente."
Come abbiamo detto, l'artista è libero nelle scelte e nel'utilizzo dei mezzi espressivi, però deve farlo con cognizione di causa. 

Stravolgere una forma o utilizzare arbitrariamente una composizione di colori, senza averne una vera necessità, solo magari per stupire il pubblico, è altrettanto dannoso (e kandinsky lo trova addirittura più dannoso!) che seguire pedantemente una regola.

Se imitiamo una forma naturale, pur senza aggiungere nulla, per lo meno otterremo un dato oggettivo, una nota o un appunto di realtà, seppur senza particolari contenuti artistici. 

Al contrario, secondo Kandinsky, se tentiamo di capovolgere una regola, senza usare la testa o meglio l'anima, si ottiene un risultato ben peggiore, addirittura avvelenato e corrotto; di fatto senza alcuna utilità, men che meno artistica.

"Nel primo caso si ha un'imitazione (materiale) della natura, talvolta utile; nel secondo un inganno, cioè un peccato, che dà avvio a una lunga catena di conseguenze negative. Il primo caso svuota l'atmosfera morale. La irrigidisce. Il secondo l'avvelena e la infetta."

L'ARTE DELLA PITTURA 


Ma allora l'artista, nel realizzare la propria opera cosa deve tenere presente? A quale ideale deve ispirarsi o a quale condizione deve sottostare?

Ad una sola regola, secondo Kandindky: la necessità della propria anima. Seguire il proprio cuore.

"La pittura è un'arte, e l'arte non è l'inutile creazione di cose che svaniscono nel vuoto, ma è una forza che ha un fine, e deve servire allo sviluppo e all'affinamento dell'anima (...) è un linguaggio che parla all'anima con parole proprie di cose che per l'anima sono il pane quotidiano, e che solo così può ricevere"

L'arte, per Kandinsky, ha una funzione specifica, che è quella di nutrire sia l'anima dell'artista che pone in essere l'opera d'arte, che l'anima di chi poi osserverà e trarrà beneficio dall'opera stessa. 

Addirittura l'arte è l'unico mezzo per raggiungere l'anima nel suo profondo.
"Se l'arte si sottrae a questo compito rimane un vuoto, perché nessun'altra forza può sostituirla."

Kandinsky si oppone fermamente all'opinione "materialistica" molto diffusa nell'epoca in cui visse,  secondo la quale tutto deve avere un fine pratico. Difatti continua nel suo scritto affermando che :

"Se invece l'anima è ottenebrata e sviata da concezioni materialistiche (...) si diffonde l'idea che l'arte 'pura' non sia data all'uomo per uno scopo, ma senza scopo, ed esista solo per l'arte (...) il rapporto tra arte e anima è quasi soffocato."

L'arte non deve avere un fine materialistico legato solo al lucro o ad altri fini che non siano il dialogo tra l'anima dell'uomo, tra il suo stato interiore e il mondo esterno; che soltanto attraverso l'opera d'arte possono entrare in contatto.

Questo è lo scopo primo del fare arte!  

L'ARTISTA E IL DOVERE VERSO L'ARTE 

L'artista, in base a quanto abbiamo esaminato sin qui, ha quindi uno scopo ben preciso. Ha una sua missione nel mondo. E questa missione, secondo quanto scrive Kandinsky, non sarà limitata alla sola apparenza, ma dovrà scavare nel profondo dell'animo umano.

Diversamente da ciò il rischio è che l'arte possa condurre ad una specie di circo, dove l'artista ha il ruolo effimero dell'intrattenimento:
" (...) l'artista e lo spettatore (che si parlano col linguaggio dello spirito), non si comprenderanno più, e il secondo volgerà le spalle al primo, considerandolo un giocoliere di cui c'è da ammirare solo l'abilità e l'estro."
Nel comporre e presentare al mondo la propria opera d'arte:
"L'artista deve cercare di modificare la situazione riconoscendo i doveri che ha verso l'arte e verso se stesso"
deve poter cioè donare qualcosa che prima non c'era, offrendo un valore aggiunto.

"L'artista deve avere qualcosa da dire, perché il suo compito non è quello di dominare la forma, ma di adattare la forma al contenuto"
La forma assume quindi il ruolo decisivo, di messaggera del contenuto. E' funzionale ad esso, e in base al suo significato, essa deve essere dall'artista adattata e plasmata.

"L' artista (...) non ha il diritto di vivere senza un compito, deve svolgere un lavoro duro, che spesso è la sua croce"
Questa frase appena letta, è una pietra miliare nel percorso che ciascun artista vive sulla propria pelle: il lavoro duro dell'artista. Talmente duro, a volte, da diventare addirittura sofferenza. 

Ma perché questo succede? Per quale motivo, il "fare artistico"non è solo gioia? 

Una risposta che valga per tutti gli artisti non la posso certo dare, ma quello che posso supporre, sulla base della mia esperienza, è che  probabilmente, ciò è determinato dalla frustrazione che l'artista incontra nel momento in cui pensa e poi realizza un'opera. 

Non sempre le due cose coincidono nel modo voluto. E quindi, per l'artista ciò diventa una croce.

Attraverso il duro lavoro, ci si può avvicinare a ciò che davvero la propria anima artistica vorrebbe, ma non sempre è così. E penso che chi si dedica in modo serio all'arte, sa di cosa sto parlando.

" (l'artista) deve sapere che le sue azioni, i suoi sentimenti, i suoi pensieri sono il materiale sottile,  impalpabile ma concreto che forma le sue opere."
Questo passaggio scritto da Kandinsky ci viene in soccorso. Se, come ho detto, il lavoro artistico comporta dei dolori e delle sconfitte, la soluzione è ricercabile solo in una direzione: scavando nei propri sentimenti ed abbandonandosi a quella la libertà che l'arte offre.
"L'artista non è libero nella vita, ma solamente nell'arte."

Kandinsky avverte che l'artista ha tre tipi di responsabilità nei confronti di chi non è artista:

  1. Deve rendere i talenti che gli sono stati affidati
  2. Le sue azioni, i suoi sentimenti e i suoi pensieri illuminano o intorbidano l'opera 
  3. Queste azioni, sentimenti e pensieri sono alla base delle opere che egli produce

Conclude Kandinsky parafrasando le parole di (Joséphin) Sar Péladan,  che l'artista è un "re" ma non perché ha un grande potere, ma bensì perché egli ha sulle proprie spalle un grande dovere

L'artista deve occuparsi di bellezza; e la sola misura della bellezza è per Kandinsky la necessità interiore.

Quella necessità che ci muove e che ci spinge a cercare di far meglio, di portare avanti il nostro lavoro di artista con impegno e dedizione, rivolgendo lo sguardo dentro di sé per trovare quel qualcosa di segreto, da rendere pubblico.

" L'uomo parla all'uomo del sovrumano: questo è il linguaggio dell'arte".

Lo spirituale nell'arte L'ARTISTA E L'OPERA D'ARTE Blog Artistah24


Fonte bibliografica:

Wassily Kandinsky - Lo spirituale nell'arte - Saggi e documenti del novecento. A cura di Elena Pontiggia. SE.



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