mercoledì 8 aprile 2020

DIVENTARE COME VAN GOGH

Che cos'era la pittura per Van Gogh? Come entrare nella sua testa e, attraverso le lettere che scrisse al fratello Théo, ripercorrere il cammino che lo ha portato alle vette elevatissime dell'arte?

In questo post cerco di esaminare, per quanto le mie competenze me lo permettono, ragionando da artista rivolta ad altri artisti, su cosa e su come Van Gogh ha fatto e pensato nel portare avanti il suo lavoro di pittore.

Per intraprendere questa esperienza partirò da una specifica lettera che Vincent Van Gogh scrisse dall' Aia nei primi giorni di agosto del 1883 a Theo, in calce alla quale è  inserita una incredibile premonizione che Van Gogh sente in cuor suo e di cui ne parla al fratello. 

Questa lettera contiene inoltre diverse frasi a mio parere particolarmente importanti e significative, che un pittore, artista o aspirante tale, dovrebbe conoscere e fare proprie.



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CHI ERA VINCENT VAN GOGH



La biografia di Van Gogh è forse tra le più note al mondo, pertanto non voglio soffermarmi a parlare di date e cronologie, ma semplicemente indicare qualche breve nota riferita ad alcune caratteristiche della personalità di Vincent, che hanno segnato la sua vita di uomo e di artista.


Vincent Van Gogh, nato in Olanda nel 1853, non ha un carattere comune. Tende ad isolarsi ma nello stesso tempo ha bisogno di amore e amicizia, cosa che nell'arco di tutta la sua esistenza non si stancherà mai di cercare.

Appariva ridicolo ai suoi coetanei, perché con la sua aria pensierosa, assorta e grave sembrava lontano dal modo di comportarsi degli altri giovani. Nello stesso tempo, alcune testimonianze ci descrivono Vincent, come un ragazzo dalla risata cordiale e gioviale.


Apparve anche ridicolo, per non dire pericoloso, ai suoi concittadini di Arlès, nella fase drammatica della sua vita in cui cominciarono i ricoveri in ospedale conseguenti al manifestarsi dei primi sintomi della malattia mentale.

Quello di Vincent per gli abitanti di Arles, fu un amore non ricambiato.  Amore di  cui abbiamo ampia testimonianza nelle splendide tele che egli dipinse in quel periodo, ottenendo però come contropartita, denunce alle autorità per atteggiamenti che erano vissuti come "stranezze" e l'originarsi di paure ingiustificate, che sfociarono persino in cattiverie gratuite.

La sua vicenda umana si conclude, come sappiamo, nel luglio del 1890, per mezzo di un colpo di pistola, che pare sia stato auto-inflitto. 

Questo gesto di autolesionismo però, potrebbe avere avuto una dinamica diversa, come viene per la prima volta suggerito nel bel film su Van Gogh "Sulla soglia dell'eternità" che consiglio a tutti di vedere.


DIVENTARE COME VAN GOGH - BLOG ARTISTAH24 - FILM SULLA SOGLIA DELL'ETERNITA'


La parabola umana si conclude così, ma la sua vicenda artistica invece, non avrà mai fine e sarà sempre rinnovata in tutti coloro che guarderanno un suo quadro, apprezzandolo e rivivendo ciò che lui ha voluto trasmettere attraverso le sue tele: l'amore per la bellezza del mondo, della natura e delle piccole cose.

Un messaggio quanto mai attuale nei nostri giorni.


Leggi anche: Come funziona una mente creativa

LA PREMONIZIONE DI VINCENT SUL SUO DESTINO



Dopo aver concluso e salutato con il consueto affetto, il fratello Thèo, Vincent riprende a scrivere quella lettera dell'agosto del 1883 con un lungo quanto incredibile post scriptum, che incomincia con questa frase:



"Senza alcuna chiara ragione, non posso fare a meno di aggiungere un pensiero che mi si presenta spesso nella mente.."

Qual'è questo pensiero? In questo caso, il pensiero in questione non riguarda strettamente il discorso artistico, i suoi progressi nel disegno o nel suo lavoro di pittore, ma bensì:


"Non solo ho preso a disegnare ad una età relativamente avanzata, ma può anche darsi il caso che io non debba vivere poi per tanti anni. (...) un certo numero che si aggirerà tra i sei e i dieci, immagino. (...) "

Siamo nel 1883, perciò mancano appena 7 anni alla sua tragica scomparsa; sapendo questo appare ancora più inquietante e sorprendente questa sua precisa previsione circa la sua prematura fine. E' evidente che si tratta di un uomo profondamente intuitivo ed interconnesso con l'anima del mondo; al punto da ricevere importanti intuizioni sia a livello artistico che riguardanti la sua vicenda terrena.


" (...) si possono prendere in considerazione progetti riguardanti periodi variabili tra i cinque e i dieci anni."

E proprio un periodo compreso tra i cinque e i 10 anni saranno gli anni di vita e di intenso lavoro che Van Gogh avrà a sua disposizione per portare ai più alti livelli il suo progetto artistico. 
"Io non ho intenzione di risparmiarmi, né di evitare emozioni e difficoltà - non mi importa un gran che se vivrò per un periodo più lungo o più breve (...)"

Ciò che conta per l'artista non è una vita lunga, ma il raggiungimento del suo scopo nell'arte, della sua missione di vita che egli percepisce come un dovere, come un qualcosa che gli è stato affidato e rivelato, e che assolutamente deve compiere.

" Il mondo mi riguarda solo in quanto sento un certo debito e un senso del dovere nei suoi confronti, perché ho calcato per trent'anni questa terra e, per gratitudine, voglio lasciare di me un qualche ricordo sotto forma di disegni e dipinti - non eseguiti per compiacere un certo gusto in fatto d'arte, ma per esprimere un sincero sentimento umano."

Questa è forse una delle più importanti frasi, a mio parere,  che "Van Gogh" scrive in questa lettera. Egli sottolinea la sua intenzione di non dipingere il "bel quadro" per compiacere qualcuno o il mercato (che già all'epoca di Vincent era presente) ma il suo scopo primo è quello di esprimere se stesso attraverso un sentimento sincero ed incondizionato. 


Questo è senz'altro uno degli aspetti principali che ogni artista dovrebbe tenere presente nel momento in cui si accinge a realizzare la propria opera. 

Poi naturalmente anche la vendita e il mercato hanno la loro importanza, e Vincent non è lontano da questo (Leggi anche l'articolo sul sistema dell'arte :  Come definire il valore di un'opera d'arte) ma ciò che lo muove non è strettamente quello ma bensì il suo sentire e il volerlo comunicare.


" (...) questo lavoro è la mia meta - e quando ci si concentra su quell'unica idea, tutto quanto si fa risulta semplificato, acquista una sua organicità, ma viene fatto con quella sola meta in mente."

Questo punto è altrettanto importante del precedente, a mio avviso. Avere chiaro l'obbiettivo, o perlomeno, se ancora non lo è del tutto, remare in una certa direzione con tutte le proprie energie. 
Solo così e si giungerà ad ottenere qualcosa. 



Van Gogh è profondamente focalizzato su di un obbiettivo, che corrisponde alla sua missione di vita e di artista. Egli vuole quella cosa; la desidera e la cerca attraverso un lavoro su cui non si risparmia. 

Da artista, penso che egli provi una profonda emozione nel fare ciò che fa


Alzarsi dal letto per iniziare a dipingere, non solo non è faticoso per lui (o forse lo è, ma non importa!)  è però ciò che riempie e da un senso alla sua intera esistenza, lo fa sentire vivo e utile al prossimo.

Altra cosa importante, è il passaggio dove afferma che, perseguendo quell'idea specifica, tutto risulta semplificato ed organico


Credo (da pittrice) che intendesse dire che, ciò che fai nel tuo lavoro di pittore, assume un unico filo conduttore se hai in mente il messaggio che vuoi dare...sia che tu dipinga un paio di scarponi, un girasole o un mulino a vento.


" E' così che mi considero, come una persona  che deve portare a compimento qualcosa con amore, entro pochi anni, e questo lo deve fare con energia."

DIVENTARE VAN GOGH - BLOG ARTISTAH24 I mulini dipinti da Van Gogh a Parigi nel 1886
V. Van Gogh (1886) 




Leggi anche: Come ottenere l'armonia del colore in pittura




LA LETTERA AL FRATELLO THEO (Aia primi di agosto 1883)




La lettera che prendiamo in esame, come detto,  è quella che Van Gogh scrisse dall'Olanda e precisamente all'Aia, nei primi giorni di agosto del 1883.  

Mancano ancora alcuni anni di intenso lavoro e di formazione artistica per giungere a dipingere gli splendidi capolavori dell'ultimo importante (quanto sofferto) periodo della sua vita, ma già le opere dipinte nel 1883 cominciano a cambiare e a condurlo sulla strada che lo porterà ad essere Van Gogh!



I dipinti sono ancora piuttosto scuri, con colori terrosi, ma già contengono il germe della sua arte; il filo conduttore di tutto il suo lavoro.
"In questi ultimi giorni sto ancora cercando di dipingere diversi studi (...) Gli ultimi studi ad olio che ho eseguito mi sembrano più sicuri e più saldi nei colori. (...) La maggior parte di essi sono impressioni di paesaggi e non oso dire siano tanto bene eseguiti quanto quelli che a volte mi mostri nelle tue lettere, perché sono ancora spesso ostacolato da difficoltà tecniche - tuttavia penso ci sia in essi qualcosa.."
Ciò che emerge nelle sue lettere è una profonda umiltà nell'approccio al suo lavoro, accompagnato però da un'altrettanta profonda fede e determinazione nel riuscire. Egli non pensa che probabilmente farà il pittore, lui ne è certo. E persegue questa incrollabile certezza lavorando, lavorando e ancora lavorando. 

"(...) vedo chiaramente che gli ultimi studi ad olio sono diversi. Se ricordo bene, ne hai ancora uno che eseguii l'anno scorso, alcuni tronchi d'albero di un bosco. Non penso sia effettivamente male, ma non è il tipo di cosa che si vede negli studi di pittori coloristi. Alcuni colori sono precisi, ma anche se sono precisi, non rendono l'effetto che dovrebbero, e benché qua e là il colore sia dato a strato spesso, l'effetto rimane scarso."

Fa tesoro dei propri errori, mette in discussione con senso critico ciò che produce. 

Van Gogh non è mai del tutto soddisfatto di ciò che dipinge e non prende per buono il suo lavoro a priori, semmai lo analizza continuamente, e lo mette in discussione per cercare di migliorare sempre.

"(...) questi ultimi, che pure sono stati eseguiti col colore a strato più sottile, stanno ciò malgrado diventando più vigorosi nel colore, dato che i colori si intrecciano di più e che le pennellate si coprono reciprocamente(...)"


"A volte mi sono molto preoccupato perché non facevo progressi nel colore (..)"

Come dicevo più sopra, Van Gogh ha le idee chiare di ciò che vorrebbe ottenere, e su ciò che al momento gli riesce e che vorrebbe invece superare.


"Ora capirai perché attendo con tanta ansia il tuo arrivo (...) Non oso fidarmi dei miei occhi per quanto riguarda il lavoro."

Per fare questo ulteriore passo in avanti ha bisogno degli occhi dell'amato fratello, mercante ed esperto d'arte, che avrà un ruolo preziosissimo nella vita umana (attraverso il suo mecenatismo) e nella vita artistica di Vincent.


"Ad esempio, quei due studi (...) Quando li guardo, ritrovo l'atmosfera di quella uggiosa giornata di pioggia (...) anche se non si tratta che di qualche chiazza di colore."

Altro passaggio importante per noi pittori, quello appena qui sopra citato.  Ovvero la necessità di sintesi. La capacità dire tanto con poco, attraverso il solo utilizzo di macchie di colore, superando cioè la descrizione pedante  e troppo particolareggiata di un soggetto.


"(...) il disegno praticamente non c'è"


Per fare questo Van Gogh scrive una frase di grande utilità per tutti coloro che amano la pittura ed ambiscono dipingere in modo efficace ed interessante: osservare cioè il soggetto nel suo insieme, semplificando le forme ed escludendo i dettagli, mediante il filtro degli occhi socchiusi e delle ciglia, che fanno da "tendina" naturale tra gli occhi del pittore e il soggetto osservato, semplificandolo nelle sue forme essenziali.


"(...) credo che in questi studi ci sia qualcosa di quell'aspetto misterioso che si ottiene guardando la natura attraverso le ciglia di modo che i contorni vengono schematizzati  a macchie di colore."

Concludo l'esame di questa lettera con il racconto di cui parla Vincent, e che può servire anche a tutti noi:


"(...) ho pensato spesso ad un racconto che ho letto in una rivista inglese (...) riguardava un pittore, in cui compare una persona che si trova ad essere malferma salute in momenti difficili e che andò in un luogo solitario nei campi di torba e là, in quel paesaggio malinconico, ritrovò se stesso ed iniziò a dipingere la natura come la vedeva e la sentiva. Era una situazione molto ben descritta (...) opera di una persona che si intendeva di arte e mi colpì quando la lessi (...)"






Fonte bibliografica

"VINCENT VAN GOGH LETTERE A THEO" - A cura di Massimo Cescon con un saggio introduttivo di Karl Jaspers - UGO GUANDA EDITORE - TESTI E DOCUMENTI DELLA FENICE


Fonte delle immagini

Pixabay



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